Cosa sono?
Le mappe della contaminazione sono degli elaborati grafici finalizzati a rappresentare la diffusione e la concentrazione delle sostanze inquinanti presenti in un’area di indagine. Tali mappe risultano pertanto degli strumenti fondamentali per verificare la presenza di determinati contaminanti nelle matrici ambientali quali terreno o acqua di falda, così come l’estensione della contaminazione stessa all’interno del sito.
Alla base di una mappa della contaminazione vi è il riscontro della presenza di una sostanza inquinante all’interno di una matrice ambientale, come il terreno o l’acqua di falda. Tale presenza viene normalmente rilevata nell’ambito di un’indagine ambientale, tramite il campionamento e l’analisi chimica di campioni della matrice ambientale di interesse. Mediante i risultati analitici dei campioni analizzati, è possibile realizzare una precisa rappresentazione della contaminazione rilevata tramite una mappa della contaminazione. Essa diventa uno strumento utile per visualizzare l’estensione reale della contaminazione. Essendo un elaborato grafico di chiara ed immediata comprensione, la mappa di contaminazione gioco un ruolo cruciale durante le delicate fasi di acquisizione di un nuovo terreno potenzialmente contaminato e l’intero percorso della due diligence ambientale.
Come le realizziamo?
Le mappe della contaminazione ambientale vengono realizzate a partire da un’accurata gestione degli esiti analitici relativi ai campioni ambientali esaminati nei laboratori chimici. I valori delle contaminazioni rilevate inerenti a numerose sostanze inquinanti, come metalli pesanti, idrocarburi, solventi clorurati, BTEX, IPA e fitofarmaci, vengono elaborati graficamente grazie al software QGis. La colorazione e la relativa intensità della mappa rappresentano la presenza di una sostanza contaminante ed il valore assoluto della sua concentrazione.
Un utilizzo frequente delle mappe di contaminazione consiste nell’individuazione delle volumetrie di scavo dei terreni contaminati. Il criterio oggettivo utilizzato per la stima delle volumetrie di scavo prevede interpolazione dei cosiddetti topoieti, o poligoni di Thiessen sviluppati nei differenti range di profondità di mappatura della contaminazione. In altri termini, tramite l’applicazione del metodo dei Poligoni di Thiessen, una distribuzione di luoghi puntiformi si trasforma in una distribuzione di aree. Ne deriva che per ogni layer viene individuata una propria volumetria di contaminazione e la sommatoria di n-layers fornisce la stima volumetrica complessiva del terreno contaminato.
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